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Lo sguardo glaciale e la calma serafica di chi, più o meno consciamente sa cosa sta facendo.

Leggendo e guardando nei vari documentari, trovo che queste siano le due principali caratteristiche che contraddistinguono i serial killers di cui abbiamo letto o sentito le varie storie a partire dal ‘800.

La cosa che accomuna le storie che vi voglio raccontare e rammentare, certamente è la brutalità con cui hanno compiuto crimini efferati, ma tra i vari personaggi ho voluto scovare un altro elemento comune che si tratta dell’aspetto esteriore caratterizzato da barba o baffi.

Sono 6 le storie che troverete di uomini baffuti, barbuti e…mezzi barbuti

Sono i primi anni ’20 a New York per incontrare metaforicamente il primo “Hannibal Lecter dei bambini” che la storia ci ha portato; lui è Albert Fish un uomo segnato in adoloscenza da abusi, violenze e dipendenze in famiglia culminate nella sua prosituzione ancora bambino.

La mente di Albert, segnata nel profondo, lo portò ad adorare la carne umana, quella dei bambini, che cucinava perchè la descriveva come la più tenera, morbida e saporita, praticamente un vero e proprio idillio; la giustizia americana condannò Mr. Fish per 6 omicidi, anche se per i suoi concittadini furono molti di più.

In tutta la storia di quest’uomo caratterizzato dagli irrinunciabili baffi bianchi, la cosa più sconcertante furono le sue parole durante il processo :

“Ho fatto uno stufato con le orecchie-naso-pezzi della sua faccia e del suo ventre. Metto cipolle, carote, rape, sedano, sale e pepe. È stato bello.” Poi aggiunse: “In circa due ore, era bello e marrone, cotto. Non ho mai mangiato un tacchino arrosto che avesse un sapore metà buono”

Il peggior serial killer di bambini tra gli 8 ed i 16 anni, a detta di molti, fu Luis Alfredo Garavito un colombiano che tra il 1992 ed il 1999 uccise circa 200 persone. Aveva un metodo assai efficace per commettere i propri delitti, si travestiva da prete per ottenere la fiducia delle giovani prede per poi torturarle e gettarle in fosse comuni.

La prima fossa venne scoperta nel 1997 e gli inquirenti subito pensarono ad una setta satanica, ma la task force creata ben presto capì che era sicuramente la mano di una singola persona ad aver compiuto gli omicidi.

All’inizio del 1999 il cerchiò intorno a Luis cominciò a diventare più stretto a causa del suo arresto per tentato stupro, successivamente, le testimonianze di un tassista e di un senzatetto portarono all’arresto definitivo, la sua incriminazione e la scoperta dei 200 omicidi con la conseguente condanna a 1873 anni di carcere.

Cosa accomuna Albert Fish e Luis Alfredo Garavito? La passione per gli immancabili baffi, ma ora passiamo ai serial killer barbuti.

Le storie che vi voglio raccontare spaziano a cavallo tra la seconda metà del ‘800 ed i primi anni del ‘900.

Il primo personaggio che incontriamo in rigoroso ordine cronologico è un militare del New Jersey, il suo nome è John Johnson più conosciuto come “Mangia fegato Johnson”; la storia vuole che in realtà il suo cognome fosse Garrison che venne cambiato dopo le percosse ad un suo ufficiale capo.

L’episodio che scatenò la collera di quest’uomo è legato alla morte della moglie nel 1847 per mano della tribù di nativi americani Crow; da quel momento in avanti John per vendetta massacrò 300 nativi mangiandone il fegato. La sua storia ispirò il personaggio di Jeremiah Johnson nel famosissimo film “Corvo Rosso non avrai il mio scalpo” dipingendo l’uomo con una folta barba voluminosa ed i tipici indumenti da cowboy.

Avrete certamente notato come tutti i racconti finora erano ambientati nel Nuovo Continente, quindi veniamo al Vecchio per proseguire.

Il primo personaggio di cui voglio parlarvi nacque nel Regno di Prussia, l’oderna Polonia. Il suo nome è Karl Denke killer spietato, di cui però non ci sono tante informazioni, l’unica certezza è che non ha vissuto una infanzia particolarmente difficile e che proveniva da una famiglia umile e perbene.

Mai nessuno avrebbe pensato che avesse una doppia personalità, visto e considerato che i compaesani lo descrivevano come un uomo buono, saggio e dolce che si dedicava al giardinaggio e lavoretti saltuari; questo serial killer barbuto ebbe una carriera (se così la vogliamo definire) ventennale dalla quale ottenne il soprannome di killer dei viaggiatori.

Karl si prendeva estrema cura delle sue vittime prima di ucciderle e, al momento del suo arresto, in quella che definirono la casa degli orrori, ritrovarono carne umana sotto sale, pelle, grasso e denti rinchiusi in barattoli, inoltre bretelle e lacci fatti di pelle umana.

La storia del cinema è molto spesso costellata di pellicole ispirate alle storie dei serial killer, sia come fedeli riproduzioni che come libere ispirazioni.

In ambito cinematografico la fonte di maggiore ispirazione è Henri Landru il killer francese più conosciuto come Barbablù. Cito alcune delle più famose pellicole :

Per chi di voi non conoscesse la sua storia, stiamo parlando di un uomo sicuramente molto intelligente nel suo modo di adescare le vittime predestinate per raggirarle e poi ucciderle.

Henri recitava il ruolo di un vedovo facoltoso e fece pubblicare un annuncio sul giornale alla ricerca di ricche vedove da sedurre ed ospitare nella propria villa di Gambais, che in realtà non era di sua proprietà ma semplicemente affittata.

Il geniale killer era talmente abile nell’arte della seduzione da essere capace di farsi intestare i beni delle malcapitate vittime, per poi ucciderle e bruciare i corpi nel forno dell’ampia cucina; i vicini lo denunciarono più volte per l’odore acre del fumo della cucina, ma era troppo abile nel pulire il forno e far sparire le ceneri perchè venisse scoperto.

Alla fine fu arrestato per truffa ed appropiazione indebita, da lì, attraverso scrupolose ricerche, fu accusato dell’omicidio di 10 donne e di un bambino che accompagnava una delle vittime.

Durante il processo a Versailles, cercò di prendersi gioco della corte; l’accusa portò in tribunale il forno controllato meticolosamente senza troppo successo, le prove più schiaccianti a suo carico erano due, ossia il ritrovamente di frammenti di ossa e denti nei boschi circostanti e le note della sua agenda dove erano presenti tutti i viaggi di andata delle vittime ma nemmeno un ritorno.

La richiesta di grazia, inviata ad Alexandre Millerand, all’epoca presidente della repubblica francese, fu rifiutata il 24 febbraio 1922. L’esecuzione pubblica della sentenza avvenne alle ore 6.05 del 25 febbraio 1922 nel cortile della prigione di St. Pierre a Versailles, dove era stato allestito il patibolo e la ghigliottina.

Volevo chiudere questa triste parabola in Italia, per parlarvi del killer delle anoressiche, particolare anche nel suo aspetto con metà viso rasato e metà barbuto.

Questa è la storia di Marco Mariolini soprannominato il killer delle anoressiche, era uno stimato antiquario di Pisogne con la fissazione sul peso delle donne che non doveva essere superiore ai 33 Kg e costrinse la moglie a raggiungerlo e mantenerlo anche a costo di torture fisiche e psicologiche.

La moglie Lucia, grazie alla nascita dei figli, riuscì a divorziare un marito e, a posteriori, Marco disse che le risparmiò la vita perchè era la madre del sangue del suo sangue, sorte che però non fu per la seconda moglie.

Dopo le sofferenze per il distacco dalla prima moglie, scrisse anche una autobiografia e dalla solitudine  prese il coraggio per pubblicare un annuncio sul giornale alla ricerca di donne magrissime ma non anoressiche.

Monica Calò era il nome della donna che rispose all’inserzione, una ragazza sola ed in cerca di attenzioni maschili; andarono a vivere insieme e da lì la genesi di una storia triste ed inquietante.

Una sera Marco e Monica andarono a cena, una volta giunti al ristorante l’uomo costrinse la donna ad ordinare soltanto acqua e guardare lui che si nutriva; ella esasperata decise di ordinare degli gnocchi e fu costretta a trangugiarli mentre fuggiva dall’uomo verso la cucina, lui la raggiunse la prese a schiaffi e, una volta a casa, per punizione la costrinse a dormire nuda al freddo accanto al letto.

La donna lo colpì alla testa con un martello per poi autodenunciarsi alla polizia e separarsi dall’uomo; egli fece di tutto per riconquistare la donna e riuscì anche a uscire con lei per una chiacchierata, ma una volta inteso che la donna non sarebbe tornata da lui, la accoltellò non una, non due ma bene ventidue volte.

Le passioni talvolta si trasformano in fobia e morbosità pericolose.

Mie cari lettori, ho preso la barba ed i baffi come spunti comuni per raccontarvi queste tristi pagine della nostra storia e per rafforzare il pensiero che le passioni sono il sale della nostra vita, ma non devono mai trasformarsi in ossessioni.