La barba è nata con l’uomo ed è rimasta sul suo viso per migliaia di anni: pensandoci, la vera novità è che a un certo punto ha iniziato a tagliarla!
Da quel momento in poi, farsela crescere ha avuto significati culturali e simbolici in molte società: qualche volta segno di virilità e potere, oppure un simbolo di saggezza e devozione spirituale.
Dagli Egizi ai Romani, la barba non è mai stata un elemento neutrale: ogni popolo e ogni re, hanno avuto idee molto precise su come bisognasse portarla.
Gli egizi si radevano regolarmente, ma riconoscevano alla barba un valore tanto che i faraoni (perfino i pochissimi faraoni donne) portavano barbe finte. Tra i greci era comune portarla lunga e molto curata. I Romani più antichi consideravano la barba in segno di saggezza: solo agli uomini cresce la barba e, il sui primo taglio era il rito di passaggio che segnava l’ingresso nel mondo degli adulti. Da Giulio Cesare in poi, però, radersi fu considerato un segno di eleganza e in effetti gli Imperatori che hanno scelto di portarla lunga sono pochissimi: Nerone perché aveva paura di far avvicinare una lama alla sua gola; Marco Aurelio invece voleva essere un filosofo anche nell’aspetto.
Nel medioevo, la barba era uno status symbol: averla o non averla decretava l’appartenenza a un ceto sociale.
Dopo il periodo romano, la barba tornò in auge grazie ai barbari, che la portavano lunga come pure i capelli: solo agli schiavi venivano tagliati gli uni e le altre. Si dice che i re merovingi non venissero mai rasati, ma costringessero i loro sudditi a farlo.
Per quanto riguarda il clero, già nell’XI secolo la barba lunga o corta era diventata un motivo di discussione tra i cristiani di Oriente, che la portavano lunga e fluente, e quelli d’Occidente, che la volevano sempre corta, per
rimarcare la differenza tra il clero e il mondo laico.
Molti re e imperatori – come Carlo Magno o Riccardo Cuor di Leone – erano famosi per le loro barbe imponenti e i nobili li imitavano, facendole crescere per sembrare più distinti. Fa eccezione il famosissimo Federico Barbarossa: il soprannome glielo diedero anni dopo i Longobardi, ma era un modo per accomunarlo a Domizio Enobarbo, al secolo Nerone, con cui condivideva il colore della barba, un chiaro segno demoniaco per quei tempi.