Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la barba hipster non è un fenomeno nato negli ultimi anni.
Le sue radici affondano negli anni ’40, un decennio di grande fermento sociale e culturale. L’hipster degli anni ’50 era una figura complessa e sfaccettata, spesso fraintesa e stereotipata.
Per comprendere appieno questo fenomeno, è necessario analizzarlo in profondità, considerando il contesto storico e sociale in cui si è sviluppato:
era il decennio della seconda guerra mondiale e gli Stati Uniti vivevano un periodo di prosperità economica. In questo contesto, si sviluppò una nuova generazione di giovani che rifiutava i valori tradizionali della società americana. Questi giovani, gli hipster, erano alla ricerca di nuove esperienze e di una vita più autentica. Si trattava di giovani bianchi della classe media appassionati di jazz, in particolare di bebop, che emulavano lo stile di vita dei jazzisti afroamericani. Frequentavano club jazz fumosi e ascoltavano musica dal vivo, spesso ballando in modo frenetico e improvvisato sulle note di artisti come: Charlie Parker, Dizzy Gillespie,Thelonious Monk e Miles Davis.
Gli hipster degli anni ’40, rifiutavano il materialismo e la conformità della società borghese, preferendo uno stile di vita più semplice e indipendente. Avevano una grande sensibilità artistica e infatti molti hipster erano musicisti, artisti, scrittori e poeti, mentre altri erano attivamente coinvolti in movimenti politici di sinistra, come la Beat Generation.
La nascita degli hipster negli anni ’40 può essere attribuita a diverse influenze.
La sottocultura hipster si ampliò rapidamente, assumendo nuove forme dopo la seconda guerra mondiale, quando al movimento si associò una fiorente scena letteraria: Norman Mailer, Allen Ginsberg e Jack Kerouac che descrisse gli hipster degli anni quaranta come anime erranti portatrici di una speciale spiritualità.
La barba hipster negli anni ’40 non era solo una scelta estetica, ma rappresentava una presa di posizione contro la conformità e il materialismo della società borghese. Era un modo per esprimere la propria individualità, il rifiuto delle regole imposte e l’adesione a valori alternativi.
Ma le barbe hipster degli anni ’40?
Non è assolutamente come credete, le barbe folte e curate che associamo agli hipster contemporanei non erano comuni negli anni ’40. All’epoca, la barba era generalmente considerata un segno di trascuratezza o addirittura di sovversione. La barba lunga era rara e spesso associata a figure religiose o intellettuali eccentrici. Negli anni ’40 erano molto popolari i baffi. Dopo la Seconda guerra mondiale e per un paio di decenni si preferivano volti glabri. Un revival come fenomeno di costume della barba si ebbe negli anni Settanta del XX secolo, quando veniva vista (assieme ai capelli lunghi e ai baffi per gli uomini) come segno di ribellione alle consuetudini e ai valori borghesi.
Gli anni ’40 e (’50), sono stati quelli delle ultime “barberie tradizionali” che iniziarono a declinare proprio con l’avvento degli anni ’60 e la nascita di nuovi stili di vita.